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martedì 25 maggio 2010

Un'ora del mio lavoro? Pagata quanto una birra!


Conversano: Storia di A., cameriera in un locale

Estate

Estate. I tavolini all'aperto dei bar sono i luoghi ideali per godersi il meritato riposo. I raggi del sole riscaldano gli animi e difficilemente ci sfiora l'idea che 1 ora di lavoro del sorridente cameriere possa valere quanto quella birra da 4 euro che tracanniamo in 10 minuti. Raccontiamo in questo numero la storia di A., studentessa universitaria poco più che ventenne che l'estate scorsa ha fatto parte dell'esercito di giovani braccia in forza alla ristorazione.


Dai un dito e si prendono la mano...

Lavoravo in un locale che il sabato faceva anche 100-120 coperti. In settimana si lavorava poco, ma dipendeva dal tempo perché è un locale completamente all'aperto. Ho lavorato da maggio ad agosto. Molte volte lavoravo da sola, nel senso che avevo fatto il colloquio col titolare e avevo detto che avevo esperienza. Questo mi ha fregato, perché loro poi mi hanno vista lavorare, hanno visto che ero brava e hanno iniziato a pretendere sempre di più. Durante il colloquio mi avevano proposto 30 euro a serata, dalle 7 di sera fino a un orario che variava dall'1,30 alle 3. Mi dissero: «iniziamo con 30 euro, poi più in là, quando la stagione sarà più movimentata, vediamo di aumentare qualcosina». Lavorai tre giorni, da sabato a lunedì, e il lunedì sera ho avuto la sorpresa: mi hanno dato 80 euro invece di 90. Beh, si saranno sbagliati – ho pensato”.


... dalla mano al braccio

La settimana dopo, quando sono andata a lavorare, mi sono trovata di nuovo 80 euro per 3 serate. L'ho detto al responsabile, che mi ha risposto: «in settimana non c'è tanto movimento e ti devo dare 20 euro, il fine settimana 30». Piuttosto che stare a casa a girarmi i pollici, accettai. Il fine settimana capitava che c'era troppo vento e non aprivano e andava a finire che lavoravo solo a 20 euro”.


Il contratto nel cassetto

Mi avevano promesso un'assunzione che non c'è mai stata. Avevo portato carta d'identità e codice fiscale. Stavano lì nel cassetto. Mi avevano fatto firmare un contratto a chiamata e, se fosse venuto un controllo, avrebbero solo messo la data”.


La beneficenza al bar

Lavoravamo in 3: io, il responsabile in cucina e un lavapiatti. Al bar nessuno. Quindi facevo sala e bar, per quanto mi riusciva. Il bar lo gestivo io, ma senza fare i cocktail, ché non li so fare. Dovevo fare servizio ai tavoli, ma facevo anche beneficenza per il bar. Il sabato erano 120 coperti al tavolo e 120 al bar! Certe volte stavo pure in cassa”.


La grande occasione

Il lavoro è continuato così fino a quando, a fine luglio/inizi agosto, mi propongono di stare lì tutti i giorni. «Ti faccio uno stipendio», mi ha detto il titolare. Lo stipendio, wow, avrò il mese pagato! - pensai. «Ti propongo di lavorare tutti i giorni per uno stipendio di 400 euro!», disse il titolare. Diviso per 30 giorni, faceva 13 euro a serata”.


Si può dare di più

Le chiedo: “Pensi che un locale non possa proprio pagare di più?” Risponde A.: “Per niente. Sono stata all'estero e solo in Italia c'è il coperto, soldi rubati che il proprietario si mette in tasca. Manco a farlo apposta, ho qui la ricevuta di una pizza mangiata con un'amica: per 2 pizze e 2 bibite abbiamo speso 16 euro e 50. E loro mi volevano dare 13 euro a serata!”.


A volte anche meno

Ma allora quanto vale 1 ora di lavoro di un cameriere? Da quel che ci ha raccontato A., sembra che in alcuni casi valga anche meno di una birra.

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