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domenica 13 febbraio 2011

Service per eventi e concerti: lo spettacolo indegno


Eureka, un lavoro!

Il 12 luglio ero tranquillamente a pranzo con i miei. Venne un mio amico e mi chese se volevo lavorare in un'impresa di service per spettacoli e concerti. Tempo prima gli avevo detto che cercavo lavoro. Il pomeriggio del giorno dopo parlai con il responsabile. Concordammo 50 euro al giorno per andare in tour con il Mudù per tutta la Puglia, 50 serate in tutto. Quando non c'era il tour avrei dovuto dare una mano in magazzino per 30 euro. Avevo diverse spese, accettai.”

Da perderci il sonno

Il mio lavoro consisteva nell'aiutare l'autista a caricare e scaricare il camion e poi mi dovevo mettere vicino ai tecnici e imparare un pò il mestiere. Ma, se anche la mattina eravamo stati in magazzino e il pomeriggio nel paese dove c'era la serata, e lì avevamo montato audio e luci e a notte fonda rimesso tutto sul camion per tornare in magazzino, dava sempre 30 euro. A mia insaputa. Quasi tutte le sere tornavo a casa in un'orario che oscillava tra le 3 e le 5 del mattino.
E la mattina successiva alle 9 o, come si è verificato più di una volta alle 8.00, andavamo in magazzino a lavorare. Il mese di agosto ho dormito quelle 4-5 ore a notte. E si lavorava anche la domenica.”

Il titolare dal braccio corto
“Problemi li ho avuti anche quando doveva pagare, nel senso che passavano anche più di cinque giorni dal giorno in cui gli chiedevo i soldi fino a quando me li dava.
Inoltre mi stava fregando. Me ne accorsi perchè una volta ero convinto di dover prendere una determinata cifra e ne trovai una diversa. A casa feci i conti e scoprii che non era stato di parola e che,
con tutte quelle ore di lavoro, mi stava dando solo 30 € al giorno, anche se la sera eravamo stati fuori. Lo raccontai ai miei e loro giustamente mi dissero di trovarmi un altro lavoro perchè così mi stavo solo rovinando la salute.”

Persecuzione e controllo

Un pomeriggio di domenica non mi sentii tanto bene e chiamai il titolare per dirgli che non potevo andare a lavorare. Così, lui e gli altri colleghi iniziarono a chiamarmi prima al telefonino e, visto che non rispondevo, presero a chiamare al telefono di casa. I miei genitori rispondevano e loro si spacciavano per amici miei. Volevano controllare se stavo a casa o se ero in giro a divertirmi.
Poi la sera intorno a mezzanotte mi mandarono un messaggio dicendo che, se non rispondevo al cellulare, avrebbero chiamato a casa svegliando tutti. Il giorno dopo feci leggere il messaggio ai miei genitori e loro mi proibirono di continuare a lavorare con queste persone.”

L'amaro in bocca


“Nonostante tutto ritornai a lavorare lì perchè avevo bisogno di soldi. Scoprii inoltre che, invece di prendere 30 euro, ne stavo prendendo 26,40. Nuovamente lo dissi in famiglia e questo fu causa di altri litigi. Alla fine non ce l'ho fatta più e l'ho mandato male perchè mi ha dato 26 euro a giornata anche per un'intera settimana di lavoro passata fuori casa. E da quel giorno mi ritrovo nuovamente senza lavoro, con un mare di spese e non mi va di campare sulle spalle dei miei!”.

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